Dopo aver visto le balene nel grande oceano Pacifico solo una cosa ci resta da fare: raggiungere il deserto di Atacama, il deserto più arido del mondo. Precisamente la nostra destinazione è il piccolo paese di San Pedro de Atacama. Il nome Atacama proviene dall'antica lingua Cunza "Accatchca" e significa Testa del Paese. Arriba dunque, verso il deserto più arido del mondo!
Facciamo tutto un dritto, senza distrazioni: da Caleta Chanaral autostop di ritorno a La Serena, con una simpaticissima famiglia cilena composta da una giovane coppia, una bambina di 7 anni e un piccolo cane. Anche loro sono in vacanza e per farci posto spostano tutti i loro bagagli per far spazio ai nostri. La bimba è curiosissima e ci fa un sacco di domande sul nostro viaggio e sulle balene! Ringraziamo anche per queste ore che ci è concesso passare con le persone locali!
Da La Serena prendiamo un bus in notturna fino ad Antofagasta, dormendo come dei ghiri per la stanchezza, e finalmente un bus per San Pedro, dove arriviamo nel tardo pomeriggio. Strada facendo tutto cambia, il panorama si trasforma poco a poco, il viaggio ci porta in una nuova dimensione dove si vedono solo rocce e cielo.
Per fortuna, tramite l'aiuto di Rodrigo, un couchsurfing, troviamo un simpatico alloggio all'Hostal Tchapur fuori dal centro del paese ma comunque comodo e tranquillo.
Siamo a 2400 m. sul livello del mare ed evidentemente facciamo fatica ad abituarci all'altezza e al caldo, anche se c'è sempre un po' di vento e la sera rinfresca parecchio. Non siamo proprio al nostro meglio, ma andiamo subito a dare un'occhiata: è troppa la curiosità di vedere un paese nel deserto!
Al centro del paese c'è la classica Plaza de Armas, che con i suoi molti alberi ci ripara dal sole.
A un lato della piazza sorge la Chiesa di San Pedro che risale al XVII secolo, ed è una delle più antiche e belle del nord del Cile ed è stata nominata monumento nazionale nel 1951. Originariamente la chiesa, di stile andino, fu costruita in adobe, ovvero un impasto di argilla, sabbia e paglia essiccata al sole che aveva la caratteristica termica di mantenere il calore durante l'inverno e rilasciarlo durante l'estate. Dopo i danni subiti dal terremoto del 2007, iniziò l'opera di restauro che vide come principale cambiamento la trasformazione della facciata esterna rifinita in calce e di color terra.
Il tempo ha trasformato questo paese in un richiamo turistico importante, ricco di agenzie che offrono tours di ogni tipo, bar, ristoranti e souvenir locali. Pensate: si può fare anche sandboard sulle dune del deserto!! e potevamo lasciarci scappare un'occasione cosi??
beh, questa volta si, abbiamo passato la mano ai più giovani avventurieri!
Si è tentato comunque di mantenere lo stile coloniale spagnolo e le strade in terra battuta, trattata con prodotti speciali per impedire alla polvere di alzarsi e per dare l'impressione ai visitatori di trovarsi ancora in un antico paese in mezzo al deserto.
E qualcosa di vero è rimasto: come le vecchie case fuori del centro storico,
il gregge di lama che passa in mezzo alla strada tra i clacson delle auto,
gli anziani che lavorano con fatica come una volta,
nel deserto non tutto ruota intorno al calcio ... (ahah battutona!)
e l'importanza di bere molta molta acqua perchè si fa presto qui a disidratarsi, e non dimenticate la crema protettiva per il sole che picchia forte! Sullo sfondo il vulcano Licancabur con i suoi 5916 metri di altezza, vigila sul paese.
Ma la cosa più divertente è che ritroviamo Mapi, la ragazza che avevamo conosciuto a Caleta Tortel e facciamo subito un ritrovo nel suo bar "Roots. Coffee, music and food", in calle Toconao 459, che merita senza dubbio un riconoscimento per la buena onda e per la sua cucina!
Le foto sono dell'autore.